Il cambiamento olistico di cui abbiamo parlato nel post precedente è più facile a dirsi che a farsi: gli approcci ordinari alla trasformazione di solito generano risultati altrettanto ordinari e quindi non ottimali.
Per ottenere risultati straordinari è necessaria una metodologia comprensiva ed estremamente disciplinata che includa sia il cosa sia il come. Il cosa implica il passaggio armonioso di molte idee ed iniziative specifiche mirate alla trasformazione attraverso tre fasi: due diligence, pianificazione e implementazione. Sempre secondo McKinsey l’approccio da utilizzare si potrebbe quindi schematizzare in questo modo:
Tuttavia, i dirigenti tendono a focalizzarsi troppo sulle iniziative individuali invece che sul modo in cui l’organizzazione dovrebbe cambiare, e molti leader ne sono consapevoli al punto di essere i primi ad esprimere dubbi in merito ai rischi di esecuzione ed alla sostenibilità sapendo che le iniziative non avranno successo se il business non cambia il modo in cui opera.
Quindi, un’organizzazione come fa a cambiare il modo in cui opera?
Rompiamo il “come” in due parti: change management e performance infrastructure. Nel corso di una trasformazione è proprio la performance infrastructure che contribuisce a creare un allineamento efficace a livello esecutivo, una comunicazione efficiente e un coordinamento produttivo.
Per performance infrastructure si intende l’insieme di persone, processi e strumenti che lavorano congiuntamente per assicurare un’eccellente esecuzione e trasmissione di valori.
Funge quindi da sistema nervoso centrale durante il tentativo di trasformazione e svolge un ruolo fondamentale per la sua buon riuscita.